Ieri, 31 dicembre, alle ore 18.00, Gianni Alemanno è stato trasferito presso il carcere di Rebibbia per presunte violazioni dei provvedimenti restrittivi a cui era sottoposto. Questo avviene a pochi mesi dalla conclusione della sua pena, originata da reati che, è bene sottolinearlo, sono stati in gran parte depenalizzati.
Non intendiamo entrare nel merito delle accuse, che spetterà agli avvocati valutare. Tuttavia, non possiamo ignorare le tempistiche e le modalità di un provvedimento che lascia perplessi. Sorge il dubbio di un mancato rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità nel disporre “tout court” la sospensione della misura alternativa e l’allocazione in carcere, senza un’ammonizione preventiva e una diffida al rispetto della misura o, tutt’al più l’applicazione della detenzione domiciliare, in attesa del pronunciamento in esito allo svolgimento della Camera di Consiglio del Tribunale di sorveglianza.
In un Paese dove spacciatori, rapinatori e criminali di ogni genere spesso godono di misure più leggere come l’obbligo di firma o i domiciliari, si decide di far trascorrere l’ultimo dell’anno in carcere a una persona che non rappresenta certo un pericolo sociale, non è a rischio di fuga o di reiterazione del reato.
Questo provvedimento è arrivato in un momento in cui le attività giudiziarie sono ferme, gli avvocati meno disponibili e l’opinione pubblica è distratta dalle festività. Ci sia consentito manifestare il dubbio che ci troviamo di fronte a una giustizia applicata in modo quantomeno sproporzionato se non arbitrario.
Conosciamo bene Alemanno. La sua forza e la sua determinazione lo aiuteranno a superare anche questa ennesima prova. Tuttavia, non possiamo non vedere in questo caso un segnale più ampio: quello di una Nazione in cui la libertà è sempre più negata e le voci fuori dal coro sistematicamente represse.
Gianni Alemanno, con il coraggio che lo ha sempre distinto, con il Movimento Indipendenza, ha sempre sostenuto posizioni contro il mainstream su temi cruciali come la guerra in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente, l’uscita dell’Italia dalla UE e la denuncia delle storture di un liberismo ormai al tramonto. Questi temi lo rendono indubbiamente una figura politica scomoda, ancor più perché rappresentano un faro per chi crede in un’alternativa a un sistema in declino.
La sua opposizione alle guerre, al nichilismo di questa fase storica e alla perdita di sovranità nazionale, unita alla sua visione di una società più giusta e libera, lo hanno sempre portato a lottare con coraggio e senza compromessi.
Non ci fermeremo. Saremo al suo fianco, oggi come ieri, con orgoglio e determinazione.
Massimo Arlechino Presidente Movimento Indipendenza
Intanto nelle ultime ore si fa strada un altro inquietante scenario secondo il quale il sindaco di Roma Gualtieri negli scorsi giorni avrebbe manifestato preoccupazione per la manifestazione del prossimo 7 gennaio ad Acca Larentia dove ogni anno, in questa data, si svolge una commemorazione in onore di tre militanti di destra trucidati proprio nella strage di Acca Larentia a Roma nel 1978.
Gualtieri avrebbe insistito presso qualcuno molto in alto affinché giungesse un segnale forte e chiaro alla destra capitolina. Di qui la decisione di arrestare Alemanno. Ma al momento sembra si tratti solo di supposizioni.
