Frattamaggiore: Dimissioni del sindaco Del Prete. L’intervista al consigliere Pasquale Aveta In attesa della conferma o del ritiro delle dimissioni nei canonici 20 giorni, ascoltiamo il punto di vista degli addetti ai lavori.

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di Gennaro D’Andrea

Il 30 giugno il Sindaco Marco Antonio DEL PRETE ha rassegnato le dimissioni, in vista di una possibile candidatura regionale. La seduta del Consiglio Comunale successiva è stata particolarmente controversa: erano presenti solo il Sindaco e tre Consiglieri di Minoranza, mentre ben 20 Consiglieri – della Maggioranza e della Minoranza eletta – risultano assenti, lasciando l’aula praticamente vuota. Abbiamo intervistato Pasquale AVETA, Consigliere di Minoranza, per raccogliere il suo punto di vista.

  • Le dimissioni del Sindaco Del Prete le sono apparse come un gesto politico legittimo o una fuga dalle responsabilità locali?
  • Le motivazioni poste a base delle dimissioni non sono di natura politico amministrativa ma attendono ad un atto dovuto in quanto egli stesso ha manifestato al suo Partito la disponibilità a candidarsi alle prossime consultazioni elettorali regionali. Come nasce l’eventuale candidatura è un argomento che appartiene alla dialettica interna del Partito Democratico e non riguarda ne la visione ne le scelte degli altri Gruppi o Partiti. Una volta ufficializzata la candidatura, faremo le nostre valutazioni.
  • Secondo lei, il Sindaco ha gestito in maniera corretta la comunicazione istituzionale del suo abbandono?
  • Le dimissioni sono state indirizzate al Presidente del Consiglio Comunale, secondo le disposizioni di cui all’art. 30 dello Statuto Comunale, che aveva il compito di sottoporle al Consiglio Comunale, in seduta straordinaria, entro 10 giorni dall’assunzione a protocollo. In caso di seduta deserta, il Presidente del Consiglio aveva l’obbligo di notificarle ad ogni singolo Consigliere. La procedura non è stata completamente rispettata poiché sono state notificate ai Consiglieri prima della convocazione del Consiglio Comunale. Dal mio punto di vista ritengo che non essendoci motivazioni politico-amministrative ma l’esercizio di un proprio diritto a candidarsi, tra l’atro al temine della Consiliatura, il Sindaco abbia assunto un atteggiamento istituzionalmente corretto.
  • Come ha vissuto personalmente una seduta consiliare così deserta, con 20 consiglieri assenti? Cosa significa questo per la democrazia locale?
  • Penso che non assuma nessun significato politico e non ha riflessi sulla vita istituzionale locale poiché la seduta deserta, prevista dallo Statuto, non produce effetti sul procedimento relativo alle dimissioni del Sindaco.
  • C’è chi ha parlato di “vergogna” e “mancanza di rispetto”. Condivide questa lettura o la ritiene eccessiva?
  • E’ il gioco delle parti. Alcune Minoranze che hanno sempre assunto un atteggiamento fortemente critico nei confronti dell’attuale Amministrazione colgono l’occasione per aumentare il consenso verso l’opinione pubblica. Alla semplice retorica preferisco un confronto sui programmi per migliorare nel futuro la realtà cittadina. 
  • Pensa che il Sindaco ritirerà le dimissioni, oppure la decisione è irreversibile?
  • Questo dipenderà esclusivamente dalla sua volontà poiché, ripeto, è un atto personale non scaturito, sembra, da nessuna decisione collettiva.
  • Che messaggio vuole lanciare oggi ai cittadini di Frattamaggiore, in questo momento delicato?
  • I cittadini frattesi sono gente operosa che quotidianamente affrontano i problemi della vita e della città e aspirano ad una buona Amministrazione che garantisca servizi efficienti, una rimodulazione delle tasse e tributi, un ambiente vivibile in cui possano esercitare le loro attività economiche e residenziali. Tuttavia, debbono essere consapevoli che la buona politica non scende dal cielo ma è il frutto dei politici che sceglieranno nella prossima campagna elettorale. Quindi il mio invito è dare il voto a persone che hanno capacità e storia politica e possono tradurre in atti pubblici ciò che dichiarano nei comizi elettorali. Quindi il futuro della Città è stato, è e sarà sempre nelle loro mani. Questa è la legge ferrea della democrazia.

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