Dallo scorso 27 maggio, ovvero, da quando il Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e Sicurezza Energetica del Nucleo Operativo Ecologico di Caserta ha sottoposto a sequestro penale il mostruoso capannone industriale della Medal Plast Srl di Ailano, una vera e propria bomba ecologica rappresentata da una attività di trattamento rifiuti, ubicata a meno di 80 metri dal fiume Lete, affluente del Volturno, una intera comunità è in apprensione. I cittadini, considerata l’incidenza di casi di cancro nell’area dell’alto casertano (le cifre sono spaventose) temono seriamente per la propria salute.
Un incendio anomalo scoppiato solo qualche giorno prima di un controllo da parte degli organi preposti alla tutela ambientale ha allertato, (almeno apparentemente) le istituzioni locali.
Una prassi tristemente nota quella di dar fuoco a siti dove sulla carta risultano attività di lavorazione e smaltimento rifiuti, ma nei fatti, altro non sono che siti di stoccaggio. Montagne di ecoballe dove nella stragrande maggioranza dei casi, c’è dentro di tutto. Dai materiali di scarto dell’industria chimica ai rifiuti ospedalieri fino ai pericolosissimi fanghi e liquidi utilizzati per la lavorazione dei metalli.
Film già visti in altri centri come Mondragone sul litorale casertano e Caivano nel napoletano. Mai si poteva immaginare che tali nefaste pratiche, la mala politica agevolata dalla latitanza delle istituzioni, le avesse concentrate in uno degli ultimi polmoni verdi della regione Campania, il Parco Nazionale del Matese.
Sarebbe interessante conoscere procedure e personaggi che hanno concesso le autorizzazioni alla conversione ad una azienda che produceva stampi in plastica e che fino a qualche mese fa stoccava rifiuti di ogni genere a pochi metri dal Lete e a meno di 50 da terreni agricoli coltivati. Ma questo non è ancora dato a sapersi, come non lo è la natura dei rifiuti che riempiono fino al soffitto il capannone della Metal Plast srl di Ailano.

Una vera e propria oasi immersa nel verde, ricca di ossigeno e sorgenti d’acqua purissima sta per essere inquinata in maniera irreversibile se non ci sarà un tempestivo e deciso intervento da parte del governo centrale, poiché a quello a quello regionale ha mostrato tutta la sua pericolosità.
Difatti, giova ricordare, che era proprio De Luca 10 anni fa ad annunciare nei suoi programmi la bonifica di “Taverna del Re” a Giugliano in Campania. Ebbene, le ecoballe di Taverna del Re sono ancora là, così come a Palazzo Santa Lucia, c’è ancora il governatore Vincenzo De Luca. Unica differenza quella che vede l’incidenza di casi di tumore nei centri limitrofi ai siti di stoccaggio, mentre a Palazzo Santa Lucia godono tutti ottima salute.
Unica a manifestare sulla piazza antistante la casa comunale con il coordinatore provinciale Modesto Parente e il leader nazionale Roberto Fiore, è Forza Nuova, il movimento nazional popolare sul quale destra e sinistra sembrano trovare un comune intento, quello di scioglierla. Un caso che fa riflettere.
Eloquenti le parole di Fiore ai microfoni dei colleghi di Cratere News (guarda video), quando accende i riflettori sull’incredibile lentezza delle procure e il preoccupante lassismo della DDA nell’affrontare la problematica. “Se le istituzioni vengono meno, dovrà essere il popolo a scendere in piazza per fermare questa barbarie”, queste le sue parole a chiosa del suo intervento dove ha evidenziato molteplici similitudini che accomunano il caso di Ailano a quelli citati nei verbali desegretati del pentito di camorra Carmine Schiavone, cugino del famigerato “Sandokan”, ras del clan dei Casalesi.
