Dalla Flotilla alle proteste. Una nazione ostaggio di sindacati e centri sociali

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La Global Sumud Flotilla viene intercettata dalla marina israeliana, ma è in Italia che esplode il caos: proteste, scioperi, occupazioni e tensioni con la polizia. Si apre uno scontro frontale tra Governo e opposizione. La sinistra e i sindacati minacciano di bloccare il Paese, ma il sospetto è la strumentalizzazione della crisi mediorientale per fini puramente politici.

Negli ultimi giorni i social sono stati teatro di dibattiti e scontri riguardo alla Global Sumud Flotilla, la missione internazionale di attivisti che ha tentato di raggiungere la Striscia di Gaza via mare per consegnare aiuti umanitari e rompere simbolicamente il blocco navale israeliano. Alcuni li definiscono “eroi”, altri “irresponsabili”. Sta di fatto che la Flottilla, pur essendo una missione civile e umanitaria, a detta degli organizzatori, ha rischiato di scatenare una crisi diplomatica e militare in una zona già altamente instabile. A ribadire il buon senso, in data 24 settembre, è stata la Meloni:

Non c’è bisogno di rischiare la propria incolumità, non c’è bisogno di infilarsi in un teatro di guerra per consegnare degli aiuti a Gaza”.

Anche il Presidente Mattarella ha lanciato un appello alla prudenza:

permetto di rivolgere un appello alle donne e agli uomini della Flotilla perché raccolgano la disponibilità offerta dal Patriarcato Latino di Gerusalemme di svolgere il compito di consegnare in sicurezza quel che la solidarietà ha destinato a bambini, donne, uomini di Gaza”.

Appello respinto dagli attivisti. L’episodio si è concluso il primo ottobre con l’intercettazione della Flotilla da parte della marina israeliana, arresti e rimpatri.

La reazione di molti sostenitori della causa palestinese è stata immediata: cortei, blocchi stradali, presidi universitari e occupazioni di stazioni ferroviarie nelle principali città italiane.  A Roma molti manifestanti hanno cercato di entrare alla stazione Termini, creando numerosi disagi alla mobilità cittadina. A Pisa, Firenze, Livorno, Siena ci sono stati cortei, occupazioni di spazi pubblici, blocco dei binari ferroviari. Non sono mancate forti tensioni con la polizia, specialmente a Bologna.

Sulla scia di questa escalation i sindacati CGIL, FIOM, USB, CUB e SGB hanno proclamato uno sciopero generale per il 3 ottobre, con USB che ha rilanciato l’appello “ora è il momento di bloccare tutto“. L’influencer liberale Gino Zavalani della pagina Esperia, ha pubblicato un video su Maurizio Landini, indicandolo come colui che ha trasformato un sindacato in un partito ombra, macchina di propaganda e sabotaggio politico, nonché come colpevole di aver indetto uno sciopero generale senza il dovuto preavviso. Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, infatti, sta valutando di bloccare lo sciopero generale proclamato dai sindacati per venerdì 3 ottobre. La Commissione di Garanzia ha detto che le ragioni dello sciopero non sono valide per saltare il preavviso obbligatorio. Il clima politico si è ulteriormente inasprito con l’intervento della Segretaria del PD, Elly Schlein, la quale il 2 ottobre, alla Camera, ha attaccato il Governo:

Non è accettabile che il governo provi a coprire o ignorare il grido di centinaia di migliaia di manifestanti che in modo pacifico hanno scioperato e manifestato per i palestinesi, smettetela di criminalizzare ogni piazza e ogni forma di dissenso; non potete ignorare un sentimento che è forte e attraversa il Paese, ci saranno scioperi anche domani e noi saremo con loro, pacificamente per manifestare per la Flotilla e per Gaza“.

Un chiaro riferimento a ciò che la Meloni aveva esposto il 24 settembre all’ONU, ovvero l’uso strumentale del conflitto in Medio Oriente per attaccare il Governo: “Trovo oggettivamente irresponsabile usare la sofferenza a Gaza per attaccare il governo”. Parole che, alla luce delle recenti sconfitte elettorali della sinistra nelle Marche e in Valle d’Aosta, suonano più attuali che mai. Emerge il dubbio che una parte dell’opposizione stia tentando di trasformare il dramma palestinese in una questione puramente politica. Non essendo riuscita a scalfire il Governo con le urne, la sinistra appare orientata a farlo attraverso le piazze e gli scioperi, in nome della causa palestinese.

Nel frattempo le università si sono trasformate in uno dei principali epicentri delle mobilitazioni di collettivi e gruppi estremisti di sinistra. La facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza di Roma e l’Università Statale di Milano sono soltanto due tra gli atenei in cui i collettivi studenteschi hanno promosso occupazioni, presidi e cortei. La Sapienza, in particolare, è stata luogo di episodi violenti, conclusi con il lancio di petardi e vernice contro il Rettorato. Tuttavia, non tutto il mondo studentesco condivide queste azioni. Un video diventato virale sulla pagina Instagram “Welcome to Favelas” mostra una studentessa che denuncia “l’ennesima occupazione di Scienze Politiche, da tre anni a questa parte”, criticando l’interruzione delle lezioni e rivendicando il diritto allo studio. Una testimonianza che mette in luce la spaccatura interna all’universo universitario. Le mobilitazioni hanno coinvolto anche il mondo della scuola. Diversi licei romani, tra cui il Rossellini, il Cavour, il Socrate e il Garbatella, sono stati occupati dagli studenti, che denunciano “il genocidio in corso a Gaza” e manifestano in solidarietà con la Flotilla. Nel frattempo, sui social prosegue l’attività di gruppi come Cambiare Rotta, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Il Cantiere, ADL Cobas e numerosi movimenti e centri sociali da tutta Italia che aderiscono al motto sindacale del “blocchiamo tutto”.

Si prospetta un clima di forte tensione. Già il 22 settembre, circa 80 piazze italiane sono state attraversate da manifestazioni pro-Palestina, sfociate poi in caos e distruzione, con 76 agenti feriti, danni alle infrastrutture e disagi pesanti per i trasporti pubblici. Milano, in particolare, ha visto episodi di vandalismo alla Stazione Centrale, intimidazioni, e persino minacce dirette alla Premier con scritte come “Spara a Giorgia”. Molti manifestanti credono davvero nella causa palestinese e portano avanti la loro posizione umanitaria in modo pacifico. È necessario distinguere tra impegno civile e strumentalizzazione politica. Le recenti mobilitazioni, sfociate in disordini, non sembrano mirare a un vero sostegno al popolo palestinese, ma a colpire il Governo italiano con il primo pretesto utile e causare disagi a milioni di lavoratori. Persino il pro-Pal Flow Murry, un tiktoker italo-arabo con circa 22mila follower, è diventato virale nelle ultime ore per i suoi video critici nei confronti della Global Sumud Flotilla e delle proteste promosse dalla sinistra, da lui considerate strumentali al solo scopo di ottenere voti.

 

 

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