“O i trasporti li affidi a noi, oppure non lavorate più. Vi faccio sequestrare tutto. La gestione rifiuti ad Ischia la gestiscono i Moccia di Afragola e io con loro”.
Queste le parole utilizzate da Angelo Marrazzo il 76enne imprenditore nell’ambito della raccolta dei rifiuti fin dagli anni 80. Almeno questo emerge dal quadro indiziario degli agenti della Sezione Investigativa di Napoli, del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e del Commissariato di Ischia nell’ambito di una indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli.
Angelo Marrazzo, meglio conosciuto come “Don Angelo”, stimato e “riverito” da molti (forse troppi) esponenti politici locali e amministratori frattesi, è il fratello dell’On. Nicola Marrazzo influente figura del Partito Democratico in Campania, e zio di Antonio Marrazzo candidato in pectore, come consigliere a Palazzo Santa Lucia alle imminenti elezioni per il rinnovo dell’amministrazione regionale.
Questi ultimi, estranei ai fatti contestati al loro parente che, giova sottolineare, è da ritenersi innocente fino al terzo grado di giudizio.
In una nota del Procuratore di Napoli Nicola Gratteri e del procuratore aggiunto Sergio Ferrigno, si evince chiaramente il ruolo del Marrazzo, gestore di fatto della Tra.Spe.Mar, Compagnia di navigazione formalmente amministrata da una nuora dello stesso di cui sono state poste sotto sequestro ben due navi adibite al trasporto di rifiuti dall’isola di Ischia. Il “Giuseppina I” e il “Don Angelo”.
I reati contestati all’indagato sono: Estorsione e illecita concorrenza con minaccia e violenza, con l’aggravante mafiosa poiché Marrazzo “si sarebbe avvalso della forza di intimidazione derivata dall’evocata appartenenza a sodalizi di natura camorristica, in quanto si presentatosi quale referente del clan Moccia sull’isola di Ischia”.
Molti aspetti di questa tristissima vicenda, al di là di come si evolverà la questione giudiziaria dell’imputato, fanno riflettere su due differenti aspetti. Il primo è sicuramente quello che vede la trasformazione del tipo di minacce “evolutasi” negli ultimi quarant’anni.

Negli anni 80 la minaccia posta in essere da camorristi e sodali, in situazioni del genere poteva essere: “Ti do fuoco ai mezzi d’opera”, cosa per altro accaduta spesso anche a Frattamaggiore. Oggi la minaccia appare di tipo “istituzionale”: “Ti faccio sequestrare dalla Guardia Costiera i mezzi d’opera, e tu non lavori più”.
Una decina in tutto gli imprenditori danneggiati, fra cui anche uno che ha riferito di aver subito un “controllo anomalo”, particolarmente fiscale, a seguito del quale gli è stato sequestrato il camion per il trasporto dei rifiuti. Conferma di fatto che le minacce si erano trasformate in azione.
A conferma del quadro indiziario ci sarebbero diverse intercettazioni telefoniche più che eloquenti.
Apparentemente le minacce sembrano uguali, ma una “impercettibile” differenza, tanto per usare un eufemismo, c’è. Una differenza che sfugge perfino alla “puntualissima” informazione locale, e di conseguenza, anche a gran parte dell’opinione pubblica.
Quella che vedrebbe il coinvolgimento di apparati di potere costituiti come quello esecutivo e giudiziario, se non addirittura anche quello legislativo. Se così fosse, potremmo sicuramente affermare che la partita contro determinati fenomeni come la camorra; la ndrangheta e la mafia, è da considerare definitivamente persa.
Intanto le reazioni in città all’arresto di Angelo Marrazzo sono prevalentemente quelle invitano alla cautela. Sono in molti tesi a minimizzare il caso, imputando al carattere “eccessivamente spregiudicato ed egocentrico di “Don Angelo” quello che apparirebbe (secondo loro) una esagerazione. Altri, invitati a rilasciare qualche dichiarazione, hanno glissato col più classico “parliamo d’altro”.
