La sinistra italiana crede di avere il monopolio su tutto l’universo gay. A quanto pare sbaglia. Abbiamo visto sfilare sui carri dei Pride i vari Alessandro Zan, Elly Schlein, Giuseppe Sala, Giuseppe Conte e tutto il raggruppamento progressista. Abbiamo assistito a frasi pesanti dell’On. Zan agli organi di stampa, tramite comunicati del PD, in cui affermava:
“La propaganda della destra contro la comunità lgbtqia+, e in particolare contro le persone trans, sta generando una spirale di violenza omotransfobica inedita, che va fermata”.
Come non dimenticare le parole dell’On. Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay, nel 2021:
“la destra italiana vuole fare dell’omofobia la sua bandiera. Non le serve elettoralmente ma culturalmente”.
Nonostante i numerosi slogan della sinistra, non risultano dichiarazioni istituzionali, da parte della destra di governo, che promuovano atti discriminatori. Nel centro destra non è raro trovare figure istituzionali gay. Loris Bazzo, sindaco di Carlino in quota Lega, e Alessandro Basso, sindaco di Pordenone con Fratelli d’Italia, sono una coppia di fatto e nell’aprile 2025 hanno dichiarato al Corriere della Sera di non escludere di sposarsi in futuro. Già ai tempi del Popolo della Libertà, il Presidente Berlusconi aveva tra le sue fila un Senatore dichiaratamente omosessuale: Paolo Galimberti, imprenditore, oggi vicepresidente e Tesoriere di Forza Italia in Lombardia. Sono inoltre numerosi gli interventi di dirigenti locali e regionali del centrodestra che hanno fatto il cosiddetto coming out alla stampa. Molti altri, per scelta, preferiscono vivere nella riservatezza e non rivelare elementi intimi della propria vita.
Spostandoci negli Stati Uniti; nel 2024 il tanto temuto Presidente Donald Trump ha ospitato nella sua proprietà-resort a Mar-a-Lago, in Florida, un matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nulla di nuovo se pensiamo che nel 2016, durante un comizio elettorale a Greeley, in Colorado, sempre Trump aveva preso in mano una bandiera arcobaleno con scritto “LGBTs for Trump”, datagli da alcuni sostenitori repubblicani gay.
Parallelamente al mantra progressista, vive un’altra realtà gay. Un nutrito gruppo di ragazzi sta dando vita ad un progetto fuori dalla deriva woke. Su instagram si chiamano “Gay Conservatori” e si dicono pronti a smentire la narrazione della sinistra. La sinistra italiana, che per anni ha rivendicato un ruolo esclusivo nella rappresentanza delle istanze LGBTQIA+, deve oggi fare i conti con una nuova realtà.

Francesco Mastrobattista per Il Corriere delle città ha intervistato Emanuele Romanelli, figura di spicco di “Gay Conservatori”.
F.M: Ciao Emanuele, innanzitutto grazie per la disponibilità. Alcuni vi conoscono su instagram tramite la pagina “Gay Conservatori”, ma voci di corridoio dicono che state strutturando qualcosa di più grande. Cosa bolle in pentola? Quali sono i progetti?
E.R: Innanzitutto grazie per la disponibilità e l’interesse mosso nei riguardi di questa realtà. Noi siamo nati appunto su Instagram, dopodiché abbiamo deciso di trasformarci in associazione per essere realmente vicini alle persone. Abbiamo l’obiettivo di aprire sedi a Quarto (NA), Roma, Milano e Brescia, e stiamo lavorando per preparare tutta la parte documentale per partire nel pieno rispetto delle normative vigenti in materia di associazionismo.
F.M: Sui social scrivete spesso che vi contattano molti giovani gay che non si rispecchiano nelle idee della sinistra ma non trovano punti di riferimento a destra. Lavorerete soprattutto per non far sentire sole queste persone?
E.R: Esattamente. Ogni giorno ci scrivono persone entusiaste di averci trovato, non solo giovani gay, ma anche trans e persone di qualsiasi orientamento ed età. Saremo al loro fianco per non farli sentire soli, ma saremo anche al fianco di chi ci contesta, perché crediamo nel dialogo e nel costruire una consapevolezza diversa da quella che per anni è stata una prerogativa della sinistra.
F.M: Per buona parte della comunità LGBT il termine “conservatori” è considerato come qualcosa di atipico, quasi una bestemmia, da accostare alla parola “gay”. Quali sono le radici di questa paura?
E.R: Credo che spesso le paure siano generate dalla poca conoscenza della realtà stessa. Invito chi nutre queste paure a studiarle più attentamente: sicuramente troveranno una risposta se cercano nei posti giusti.
F.M: Perché i partiti conservatori italiani, dai più moderati fino a quelli più tradizionalisti, non hanno mai investito nel costruire una “rete gay” in controtendenza ai circoli arcobaleno capitanati dalla sinistra?
E.R: Vorrei tanto poter rispondere a questa domanda, ma sarebbe un parere del tutto personale che lascia il tempo che trova. Con tutto rispetto, questa domanda dovrebbe porla direttamente ai partiti interessati. Noi comunque siamo in contatto con diverse realtà del mondo conservatore. Il nostro orizzonte politico si colloca chiaramente nel centrodestra. Punteremo a costruire una vera alternativa culturale su questi temi, dando voce alle persone interessate.
F.M: Avete mai preso in considerazione di approcciarvi al libertarismo, più aperto su molti temi anche vicini ai progressisti, piuttosto che al conservatorismo puro?
E.R: Se l’avessimo fatto, saremmo stati una delle tante realtà già presenti. Ciò che siamo è ciò che sentiamo di essere. Io spesso paragono il conservatorismo a un vero e proprio sentimento d’amore nei confronti del mio paese e di chi lo popola.
F.M: Spesso il conservatorismo è snobbato dai giovani per essere davvero poco flessibile su temi come la legalizzazione della cannabis e dell’eutanasia. Addirittura è molto critico sull’aborto. Voi cosa pensate?
E.R: Queste sono scelte di vita personali; è un pensiero che definirei intimo. Alcuni conservatori sono d’accordo, altri no. Io personalmente ho opinioni critiche sulla cannabis, l’eutanasia e l’aborto, ma sono considerazioni più personali che non una vera e propria caratteristica dei conservatori. Siamo fermamente convinti che l’esempio di Charlie Kirk vada valorizzato. Nessuna idea va demonizzata. Rispettiamo chi sui temi etici ha posizioni diverse, rifiutiamo la banalizzazione, la logica che punta ad eliminare qualsiasi limitazione, sull’aborto come sull’eutanasia e la cannabis.
F.M: Avete dialoghi o collaborazioni con gli attuali partiti di destra o centro?
E.R: Non abbiamo collaborazioni con i partiti di destra, ma sosteniamo con convinzione l’attuale governo, in particolare Fratelli d’Italia. In Campania abbiamo avuto il sostegno morale di Raffaele Barbato, candidato consigliere alla Regione Campania.
F.M: Abbiamo visto comunità gay ebraiche che sono state isolate dal Pride di Roma a causa della posizione filo-palestinese della maggior parte degli organizzatori e partecipanti. Fa riflettere come l’universo LGBTQ+ abbia preso questa posizione in modo radicale, quando l’omosessualità è considerata un crimine per la legge vigente a Gaza. Hamas è un movimento estremamente conservatore e terribilmente repressivo verso i gay. Come te lo spieghi?
E.R: Paese che vai, leggi che trovi. In Italia non si sta poi così male. Lei è mai stato in Costiera Amalfitana? Le assicuro che fanno dei sorbetti al limone pazzeschi. Ce lo spieghiamo con il fatto che la sinistra attuale punta a mettere insieme a tutti i costi più minoranze, anche diversissime da loro, pur di guadagnare consenso dalla somma dei voti che esse rappresentano. Oggi il voto degli islamici fa gola, oltre al fatto che l’estrema sinistra ha sempre interiormente avuto un’avversione verso l’Occidente e la nostra cultura, di cui Israele rappresenta l’unico esempio in Medio Oriente.
F.M: D’altra parte c’è Israele, famoso per essere il paese più gay-friendly del continente asiatico e africano. Sotto la leadership di Netanyahu però Israele sta dimostrando un tipo di nazionalismo troppo aggressivo, a detta di buona parte dell’opinione pubblica. Come la vedete?
E.R: Tornando seri, noi di gay conservatori ci riteniamo sionisti, ovvero crediamo nell’autodeterminazione del popolo ebraico.
F.M: Tornando in Italia: Il vostro parere sull’attuale governo italiano?
E.R: Ho la bandiera di Fratelli d’Italia affissa nel mio salone, ne ho cura e ne sono molto affezionato. Spero che questo basti come risposta.
F.M: Avete uno slogan?
E.R: FREEDOM
Un ringraziamento ad Emanuele per la disponibilità. Per concludere abbiamo raccolto anche un appello di Francesca Riccitelli, ragazza trans molto attiva in “Gay Conservatori” e più in generale nel dibattito istituzionale. Grazie anche a lei per l’ulteriore testimonianza. Di seguito le dichiarazioni:
“Mi chiamo Francesca Riccitelli, ho 29 anni e sono una ragazza trans di Avezzano (in provincia di L’Aquila). Sono da sempre vicina ad idee liberalconservatrici, e questo purtroppo in passato mi ha creato problemi con ambienti associativi LGBTQ+, che pure avevo frequentato. Non condivido di queste realtà la logica conflittuale, la narrazione iper vittimistica e la tendenza a ricondurre tutto ad ideologie afferenti all’area della sinistra radicale. Si parla da un lato continuamente di oppressi ed oppressori, mentre dall’altro si dimenticano completamente gli esempi positivi di inclusione, presenti anche nelle realtà più piccole, di persone omosessuali e transessuali perfettamente integrate, che studiano, che lavorano, che producono e che hanno idee distanti dalla sinistra.
Abbiamo bisogno di moderazione e pragmatismo, di parlare alla gente comune, per contrastare gli episodi di discriminazione che ancora possono essere presenti, non certo di renderci ridicoli o impresentabili, parlando un linguaggio distante dalle priorità reali delle persone.”
